Sono entusiasta di annunciarvi che il mio nuovo ebook Appunti di caccia è stato recensito sul numero di luglio di “Caccia&Tiro”, che trovate in edicola.
In questo testo racconto la caccia così come in me è nata sin da tenera età: i profumi, le sensazioni, i suoni, le emozioni ed il sapore della vera solitudine, che quando si è a caccia è tutt’altro che vuota, bensì piena di tutto quanto in città non possiamo percepire, perché assordati dalla frenesia del quotidiano.
Rimetto qui un piccolo passo del libro:
<<Oggi un amico mi ha confidato di aver serenamente deciso di abbandonare la caccia. Della sua determinazione non dubito, ma della serenità con cui lo abbia fatto non posso dire lo stesso.
Lo scrivo perché di ciò sono certo, e la certezza scaturisce dalla inevitabile empatia che tra cacciatori s’instaura senza bisogno di artificio alcuno. Ed assomiglia un po’ al sottile filo di energia vitale che collega due ausiliari in ferma sulla stessa quaglia, quel filo che ne attiva il consenso.
Le ragioni che ha esposto erano legate al desiderio di dimenticare. La perdita del padre lo ha portato ad allontanarsi dall’attività che più di tutte li vedeva all’unisono partecipi. Rimuovere i ricordi, per lui, significherebbe completare l’elaborazione del lutto. Il padre era il suo compagno di caccia ed il suo migliore amico, posso comprenderlo. La caccia, d’altronde, è una passione tragica, non solo per il legame indissolubile che crea tra i suoi adepti, ma anche per l’atto in sé dell’abbattimento del selvatico. C’è poi chi vive con distacco e superficialità questo momento, e chi, invece, ha colto il senso intrinseco dell’atto venatorio, rimasto l’unico ancestrale appiglio dell’uomo moderno alla sua storia. La caccia, a ben vedere, è il ricordo delle origini, ma essa è un ricordo atipico: l’unico che sia possibile ripetere anche se non lo si è mai vissuto.>>