Egregio Dott. Pentassuglia,
Sono un cacciatore e pescasportivo barese, e ritengo di scrivere a nome di tutti gli appassionati di ars venandi della nostra regione.
Posto che la caccia è una attività essenziale e per certi versi simbiotica all’agricoltura, gradirei farLe presente che attualmente noi cacciatori siamo bloccati da un dPCM lacunoso nel suo dettato, nonché ambiguo nei nostri confronti.
Laddove all’art. 2, comma 4, lettera “b” si fa menzione circa le “attività non sospese e non disponibili nel proprio comune”, viene ricompresa naturalmente anche l’attività venatoria nelle sue più varie tipologie ed accezioni, essendo classificata come attività sportiva e, come ogni attività sportiva esercitabile in forma individuale e con dovuto distanziamento, non sospesa.
Per chi, come me, pratica esclusivamente la caccia al colombaccio e a tal uopo paga oltre cinquecento Euro di tributi e tasse ogni anno, (come talaltri esclusivamente quella al cinghiale), è essenziale avere la libera mobilità nel proprio ATC, per raggiungere le zone boschive dove questo selvatico è presente.
Né, tantomeno, sarebbe possibile anche solo pensare che tutti i cacciatori di Bari possano concentrarsi nel ridottissimo agro del comune, poiché si otterrebbe una densità venatoria eccessiva.
Le ricordo, per giunta, che quandanche volessimo tutti “rimediare” sulla caccia ai turdidi, avremmo comunque l’impossibilità a praticare gli uliveti, in quanto fino ad almeno la prima decade di dicembre sono con frutto pendente e molto frequentati dai contadini, in piena fase di raccolta.
Spero nella Sua sensibilità nei confronti della caccia e dei cacciatori, confidando sul Suo prezioso contributo dato alla stessa negli anni trascorsi, cogliendo l’occasione per salutarLa cordialmente.
Dr Benedetto Rutigliano