E’ di oggi la notizia (Fonte Radio24Economia) secondo la quale Daimler-Benz abbia accettato la multa di Euro 870.000.000 elevata dalla Procura di Stoccarda per «negligente violazione dei doveri di supervisione nel campo della certificazione dei veicoli» .

Non solo: di oggi è anche la notizia che Volkswagen sia stata incriminata del reato di manipolazione del mercato, nelle persone di Hans Dieter Poetsch, l’AD Herbert Diess e l’ex CEO Martin Winterkorn (Fonte Adnkronos.com) .

Premetto che nel libro AUTO USATE: comprare al meglio con meno di 5000 Euro esplicito la mia personale avversione verso il motore diesel, per ragioni disparate.

Al netto di ogni considerazione, complottista o no, siano esse mosse dal trend dell’ambientalismo piuttosto che da lobbies che tessono da dietro le quinte per spostare le produzioni dal fossile all’elettrico, vi è una motivazione di fondo a tutto ciò:

IL MOTORE DIESEL INQUINA

Inquina perché:

1. Il gasolio è un carburante fondamentalmente poco raffinato e ricco di residui oleosi e fossili;

2. Per tale ragione la combustione, per quanto efficiente, porterà sempre all’arrostimento e l’incompleta combustione di dette particelle, che generano i famigerati PM10;

3. Per quanto ci si possa sforzare di montare filtri, pseudo-filtri e mica-filtri , questi resteranno sempre contenitori delle scorie di un motore concettualmente desueto.

Il motore diesel ha visto il suo apice tecnologico fondamentalmente nell’apparato di iniezione, nei materiali tecnologicamente avanzati, nella sovralimentazione e negli accorgimenti che hanno consentito di ottenere rapporti di compressione più elevati rispetto ai diesel aspirati del passato.

La beffa vuole che, più un motore è “tirato” (le sovralimentazioni biturbo e triturbo ormai nel mercato odierno sono sparsi qui e lì nei listini) più piccole saranno le particelle di microparticolato (da PM10 si passa a PM8, PM7, fino a PM2.5 e PM0.5, cioè particelle di diametro medio di 0.5 micron).

Ovviamente, più piccole sono queste particelle, più sarà difficile intrappolarle anche in filtri di ultima generazione. Bisogna altresì considerare che i filtri DPF e FAP utilizzano processi di combustione programmata che consentono la “rigenerazione” degli stessi. Il secondo, impiegando addirittura additivi a base di ossido di cerio, dannosissimi per la salute.

Ogni filtro è costruito per reggere un certo numero di cicli di rigenerazione prima della sostituzione.

Il grosso, insormontabile problema è che proprio i filtri, ultimo baluardo di questa lotta ecologica dei costruttori di motori per autotrazione, producono le microparticelle NON CATTURABILI (PM2.5 e PM0.5) di cui sopra, con il risultato che filtri diventano I NOSTRI POLMONI.

Già, perché le stazioni di monitoraggio dell’inquinamento installate nelle nostre città non sono in grado di rilevare la presenza di particelle di così ridotte dimensioni, dandoci “falsi segnali” di aria respirabile.

Tanto basta per capire che il motore diesel ha il suo destino segnato ormai da anni. Non ci resta che archiviare la scelta di orientarci su una nuova auto diesel, in quanto la sua strada sarà minata da sempre più limitazioni alla circolazione. Giusto il tempo che le stazioni di monitoraggio dell’aria vengano aggiornate.

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